top of page
LOFFICINA-2.png

LEI È 

È partita il 16 gennaio 2024 con la presentazione in Senato a Roma la campagna sociale LEI È, patrocinata dalla Fondazione Pubblicità Progresso.


Dodici soggetti diversi, ma con al centro la libertà di scelta e l’autodeterminazione delle donne. E’ stata diffusa sulle principali testate, in affissione, in TV e sui social.

L’ obiettivo è far conoscere leggi e diritti faticosamente conquistati negli anni e difenderli perché valgano anche domani.


Dal diritto di scegliere se portare avanti una gravidanza, garantito dalla legge 194, alla parità salariale sancita dalla Costituzione, dalla denuncia della violenza maschile, riconosciuta come violazione dei diritti umani dalla Convenzione di Istanbul, alla tutela di chi trova il coraggio di denunciare, prevista dal Codice Rosso.

Una campagna che mira anche a scardinare luoghi comuni e stereotipi sul ruolo delle donne, nel mondo del lavoro come in politica e nelle relazioni intime, che limitano la loro libertà e alimentano la violenza di genere che ha profonde radici culturali.

E’ stata proposta dall’associazione LOFFICINA e co-firmata da Se non ora quando? Torino, Break the Silence Italia, Torino Città per le Donne.

E’ stata realizzata pro bono dalla Agenzia di pubblicità Hub09.

Alla presentazione in Senato sono intervenute le responsabili delle 4 associazioni promotrici: Elena Rosa de LOFFICINA, Laura Onofri per Se non ora quando? Torino, Mariachiara Cataldo per Break The Silence Italia, Antonella Parigi di Torino Città per le Donne. 

Per la Fondazione Pubblicità Progresso Serena Fasano, per l’Agenzia Hub09 Angela Sannicandro.

Ha portato un saluto la senatrice Anna Rossomando che ha sostenuto l’incontro.

Per saperne di più, leggi l'intervento di Elena Rosa al fondo. 

(E) Post_1080x1080px LEI_E_LIBERA 12_page-0001.jpg
(E) Post_1080x1080px LEI_E_LIBERA 10_page-0001.jpg
(E) Post_1080x1080px LEI_E_LIBERA 8_page-0001.jpg
(E) Post_1080x1080px LEI_E_LIBERA 6_page-0001.jpg
(E) Post_1080x1080px LEI_E_LIBERA 4_page-0001.jpg
(E) Post_1080x1080px LEI_E_LIBERA 2_page-0001.jpg
(E) Post_1080x1080px LEI_E_LIBERA 11_page-0001.jpg
(E) Post_1080x1080px LEI_E_LIBERA 9_page-0001.jpg
(E) Post_1080x1080px LEI_E_LIBERA 7_page-0001.jpg
(E) Post_1080x1080px LEI_E_LIBERA 5_page-0001.jpg
(E) Post_1080x1080px LEI_E_LIBERA 3_page-0001.jpg
(E) Post_1080x1080px LEI_E_LIBERA 1_page-0001.jpg

Intervento di Elena Rosa

L’Italia ha un problema con le donne e con l’evoluzione del loro ruolo nella società. Lo dimostrano la violenza domestica in crescita, le discriminazioni sul posto di lavoro, i modelli maschili tossici proposti dai mass media, gli stereotipi di certa pubblicità che continua a proporre donne come oggetto sessuale e nel tradizionale ruolo di cura della casa, del marito, dei figli e che sembra non considerare la presenza femminile nel mercato del lavoro.

E se negli altri paesi europei la parità di genere viene incoraggiata perché valutata come fattore di crescita nazionale, in Italia le donne continuano ad essere considerate “elemento comprimario”.

Sui manifesti, in tv e nel web compaiono campagne che si firmano “dalla parte delle donne” ma che contrastano i nostri diritti e trasmettono informazioni scorrette, attaccando in modo pesantissimo la nostra autodeterminazione.

Il clima culturale che sta emergendo nel nostro Paese porta avanti un discorso di “dissuasione”. Ad esempio sulla libera scelta della maternità: nell’ambito del de-finanziamento del sistema sanitario pubblico, l’ostruzionismo, discreto ma efficace, al diritto all’interruzione volontaria di gravidanza usa fondi pubblici per “convincere” le donne a non abortire.

E, a fronte del via libera dell’AIFA alla gratuità della pillola anticoncezionale, c’è chi esprime perplessità sulla copertura finanziaria del provvedimento.

La retorica sulla natalità, anziché combattere la carenza di servizi sociali, colpevolizza le donne che ricorrono all’IVG – definita “cultura dello scarto” e “cultura della morte” – e promuove una battaglia ideologica che passa anche attraverso parole pesanti come la “giornata della vita nascente” o il “diritto a non abortire” (che esiste già, nessuno obbliga a ricorrervi).

E’ arrivato il momento di dire basta. Siamo convinte che per tutelare la dignità e la libertà delle donne sia necessario far conoscere diritti e vantaggi che derivano dal rispetto delle leggi.

E’ arrivato il momento di “farci sentire”, di creare la nostra campagna informativa. Era necessario correggere le falsità, perché le donne devono sapere. E’ arrivato il momento di  rivendicare i nostri diritti.

La nostra campagna nasce dall’autodeterminazione delle donne e sottolinea la forza di ogni donna, in base alle leggi e i decreti che ne determinano i diritti, assumendo anche un valore educativo.

Il nostro messaggio vuole offrire una corretta informazione sul contrasto alla violenza di genere, sulle molestie verbali e fisiche (catcalling, bullismo, cyberbullismo), sulla libera scelta di una maternità consapevole, sulla tutela dell’equa rappresentanza nei posti di potere, sul gap salariale, sull’importanza della lotta agli stereotipi e alle discriminazioni di genere, sul valore dell’educazione al consenso.

Questi i temi che costituiscono la nostra campagna.

La forza e il rispetto delle donne sono il nostro obiettivo.

Le donne sanno cosa è meglio per loro: vogliamo offrire una corretta informazione sulle reali opportunità di scelta.

Non era facile tradurre il nostro messaggio così complesso e ricco di temi in una campagna sociale ma l’Agenzia Hub09 ci è riuscita. E anche molto bene.

Abbiamo ottenuto il patrocinio della Fondazione Pubblicità Progresso, e condividiamo pianamente il loro obiettivo di:

“contribuire alla soluzione di problemi morali, civili ed educativi della comunità, ponendo la comunicazione di massa al servizio della collettività e perseguendo l’intento di dimostrare l’utilità di un intervento pubblicitario professionale per stimolare la coscienza civile ad agire per il bene comune.”

bottom of page